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Chilone, annoverato fra i sette sapienti della Grecia, ordinava che l’uomo forte di corpo, fosse dolce di modi, a fine, diceva, d’ispirare agli altri piú riverenza che timori. Non è mai soverchia l’affabilitá, la soavitá de’ modi, e quasi l’umiltá in quelli che di bellezza o d’ingegno o d’altra cosa molto desiderata nel mondo, sono manifestamente superiori alla generalitá: perché troppo grave è la colpa della quale hanno a impetrar perdono, e troppo fiero e difficile è il nemico che hanno a placare; l’una la superioritá, e l’altro l’invidia. La [p. 13 modifica]quale credevano gli antichi, quando si trovavano in grandezze e in prosperitá, che convenisse placare negli stessi dèi, espiando con umiliazioni, con offerte e con penitenze volontarie il peccato appena espiabile della felicitá o dell’eccellenza.