Pagina:Zibaldone di pensieri VII.djvu/7

2 pensieri (4080-4081)

animali creduti ordinariamente piú forti dell’uomo a corpo a corpo. L’ubbriachezza accresce le forze non solo radicalmente, ma eziandio negativamente per l’uso, che ella impedisce o turba, della ragione. Senza un’assoluta mancanza o sospensione di quest’uso, niuno uomo né anche irriflessivo, né anche fanciullo, né anche selvaggio, né anche disperato (i quali però tutti si vede per esperienza che hanno o piuttosto mostrano di avere a proporzione molta piú forza de’ loro contrari), non usa, né anche ne’ maggiori bisogni, ne’ maggiori pericoli, tutte le forze precisamente che egli ha in tutte le loro specie e in tutta la loro estensione. Non cosí gli animali: o certo essi risparmiano infinitamente minor parte delle loro (4081) forze, anche ne’ menomi pericoli, bisogni, desiderii, propositi, che non risparmia l’uomo, anche il piú disperato ec., ne’ maggiori (23 aprile 1824). Il detto de’ pazzi dicasi proporzionatamente de’ disperati. Vedi p. 4090.


*    Alla p. 4073, capoverso 2. Cosí i francesi à moins que... ne, che vale eccetto se... non ec. Vedi i dizionarii (24 aprile, sabato in Albis, 1824).


*    Alla p. 4073, capoverso 1. È noto che per lunghissimo tempo, almeno sino alla fine del quattrocento e ai principii del cinquecento, si continuò in Ispagna, in Germania, e credo in tutta la cristianità (che allora era o tutta o quasi tutta cattolica) a fare questue annue per le crociate da farsi quando che fosse, le quali questue si chiamavano anche crociate, e montavano a grossissime somme (considerata specialmente la maggiore rarità della moneta a quei tempi), che i pontefici, a cui disposizione pare che esse rimanessero, concedevano talvolta, ma con grandissime difficultà (e non di rado lo negavano) ai rispettivi re di potere usare ne’ loro bisogni, massime quando erano loro collegati, aperti od occulti, favoriti, per qualche impresa che premeva