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402 | pensieri | (4469-4470) |
* Alla p. 4430. Similmente quei tanti motti che sotto nome di Diogene cinico si trovano nel Laerzio e nello Stobeo, Antonio e Massimo, ed altri, raccolti dall’Orelli, loc. cit. p. 4431, t. II, Lipsia, 1821; moltissimi de’ quali si trovano attribuiti in altri luoghi ad altri diversissimi personaggi; mostrano che a Diogene si riferivano popolarmente (4470) tutti i detti mordaci, arguti ec., non solo morali o filosofici, ma qualunque (8 marzo 1829).
* Il luogo del Laerzio, ap. l’Orelli, loc. cit. nel pensiero precedente, p. 84, num. III, da nessuno inteso, e peggio dal Kuhnio (la cui spiegazione è data per ottima dall’Orelli, ib., p. 585-6, dove chiama questo luogo difficilissimo), secondo il quale (vedi l’Orelli, p. 586) avremmo dei galli πίπτοντας ὲπὶ στόμα caduti boccone, cioè sul becco, cosa finora non mai veduta; a me par chiarissimo, e contiene una satira contro i medici (dei quali Esculapio è il dio), che finiscono di ammazzare chi cade malato. Quel πλήκτης non era gallo, ma uomo, un lottatore, non reale, ma figurato, probabilmente in cera, secondo l’uso degli antichi, specialmente poveri, in tali ὰναθήμασι. Vedi un luogo analogo, e confermante questa spiegazione, ib., p. 102, n.o 216; e la nota p. 595: anche questo luogo spetta a Diogene. Il gallo promesso da Socrate ad Esculapio è venuto in mente al Kuhnio in questo proposito assai male a proposito, e l’ha indotto nell’errore (9 marzo 1829).
* Alla p. 4464. Filone giudeo ha un luogo simile (οὐδ᾽ ὄναρ) ap. Orelli, ib., t. II, p. 116, num. 269. Del resto, vedi il Forcellini ec. (9 marzo 1829).
* Alla p. 4437, fine. Non per ignoranza né per negligenza, ma volutamente e a bello studio, si accostò a quel dir perplesso ec., a quella maniera democritea