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(4365-4366) pensieri 307

M. Letronne, il ne s’en est trouvé aucune au delà des limites de l’empire romain; une fois cette ligne franchie, tout ce qui est écrit en grec exprime des idées chrétiennes. Ainsi M. Letronne, après avoir prouvé (contro l’opinione di Niebuhr) par une foule de rapprochemens philologiques sur le style de l’inscription, qu’elle appartenait à un roi chrétien, prouve ensuite que.... ce n’est qu’au christianisme qu’on doit la connaissance de la langue grecque dans ces contrées. Bulletin de Férussac, l. c. alla p. 4312, juin 1826, t. V, art. 36, p. 40-41. Altro mezzo di universalità per la lingua greca a quei tempi. L’iscrizione, secondo Letronne, non è piú antica della metà circa del 6° secolo. Niebuhr, che la fa pagana, la mette alla fine del secolo 3° (2 settembre 1828). Vedi p. 4471.


*    Alla p. 4336, margine. Trovo anche ne’ Rusticali caallo, portaa per portava, e infiniti simili, sempre. Di qui viene ancora l’imperfetto dicea, sentia ec. per diceva ec. adottato nella lingua scritta, ma che non si ode mai se non in Toscana. Va’hia per vai via, cioè va via (imperativo): volgo toscano (2 settembre 1828).


*    Chi suppone allegorie in un poema, romanzo ec.: come sí è tanto fatto anticamente e modernamente nell’Iliade e Odissea, come fece il Tasso medesimo nella sua Gerusalemme; come ora il Rossetti nel comento alla Divina Commedia che si stampa in Londra, la vuol tutta allegorica, allegorico il personaggio di Francesca da Rimini, allegorico Ugolino ec.; distrugge tutto l’interesse del poema ec. Noi possiamo interessarci per una persona che sappiamo interamente finta dal poeta, drammatico, novelliere ec.; non possiamo per una che supponghiamo allegorica. Perché allora la falsità è, e si  (4366) vede da noi, nell’intenzione stessa dello scrittore (2 settembre 1828). Vedi p. 4477.