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258 pensieri (4310-4311-4312)

fanno in voi un’impressione cosí viva, cosí profonda, cosí ineffabile, che voi non vi saziate di guardar quel viso, ed io non conosco cosa che piú di questa sia capace di elevarci l’anima, di trasportarci in un altro mondo, di darci un’idea d’angeli, di paradiso, di divinità, di felicità. Tutto  (4311) questo, ripeto, senza innamorarci, cioè senza muoverci desiderio di posseder quell’oggetto. La stessa divinità che noi vi scorgiamo, ce ne rende in certo modo alieni, ce lo fa riguardar come di una sfera diversa e superiore alla nostra, a cui non possiamo aspirare. Laddove in quelle altre donne troviamo piú umanità, piú somiglianza con noi; quindi piú inclinazione in noi verso loro, e piú ardire di desiderare una corrispondenza seco. Del resto se a quel che ho detto, nel vedere e contemplare una giovane di sedici o diciotto anni, si aggiunga il pensiero dei patimenti che l’aspettano, delle sventure che vanno ad oscurare e a spegner ben tosto quella pura gioia, della vanità di quelle care speranze, della indicibile fugacità di quel fiore, di quello stato, di quelle bellezze; si aggiunga il ritorno sopra noi medesimi; e quindi un sentimento di compassione per quell’angelo di felicità, per noi medesimi, per la sorte umana, per la vita (tutte cose che non possono mancar di venire alla mente), ne segue un affetto il piú vago e il piú sublime che possa immaginarsi (Firenze, 30 giugno 1828).


*    Danske folkeeventyr. Contes populaires des Danois; recueillis per M. Winther. 1re part.; Copenhague, 1823. «Récemment M. Thiele a publié 2 volumes de traditions et croyances populaires des Danois. Le recueil de M. Winther est à peu près du même genre. L’auteur a recueilli les contes qui amusent le paysan pendant les longues soirées d’hiver; il est assez remarquable que les Danois se soient appropriés de bonne heure les contes et  (4312) fables des anciens,