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(4360-4361) | pensieri | 303 |
che egli è d’assai posteriore; e poi egli è stato straziato, deriso ec., perché i suoi poemi in mille cose si son trovati lontanissimi dal rispondere alle regole di quest’arte, che noi dicevamo aver cavate da essi; a quel piano che noi abbiamo formato ed attribuito loro; a quell’unità che noi abbiam fatto l’onore di prestar loro ec. (31 agosto 1828). Ma ben in cose piú gravi di queste, ad errori ed assurdi ben piú dannosi, ci ha tratti e trae di continuo la nostra frenesia di volere accomodare ogni cosa al nostro modo di vedere, e spiegare ogni cosa secondo le nostre idee (30 agosto 1828).
* M. Bilderdijk, poeta il piú riputato degli olandesi viventi, ed anche famoso erudito e scienziato (viveva 1826), in una memoria van het Letterschrift (4361) (Sur les caractères d’écriture), in-8°, Rotterdam, 1820, adhère à l’opinion que les anciens alphabets ne contenaient que des consonnes (Bulletin de Férussac, loc. cit. alla p. 4312, t. VI, 1826, art. 152, p. 183). Questo però per ragioni e spiegazioni diverse da quelle da me addotte altrove (31 agosto 1828).
* Alla p. 4340. Il a paru cette année (1824) à Leipzig un livre qui doit attirer l’attention des amateurs de la littérature slavonne. C’est un recueil de chansons serviennes en 3 vol. publié par Vouk Stéphanovitch, littérateur servien très-connu et auteur d’une grammaire et d’un lexique servien. Voici le compte qu’en a rendu le journal des savans de Goettingue (1823, nos 177 et 178). «Ces chants serviens n’ont point été empruntés aux vieilles chroniques; ils ont été recueillis de la bouche même du peuple. Comme ils ne furent jamais écrits, jamais non plus ils n’ont ni vieilli ni ne sauraient vieillir». Ib., t. V, janv. 1826, art. 24, p. 26 (31 agosto 1828). Vedi p. 4372.
* Vouk Stéphanovitch et quelques autres littéra-