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(4240-4241) pensieri 177

sia successo, la perfezion dello stile nelle lingue vive, quanto cercarla ed anco trovarla nelle morte, come facevano molti illustri italiani del Cinquecento nella latina (2, 1827).  (4241)


*   Brancicare. Zoppicare.


*    Spruzzolare. Avvolticchiare. Svolticchiare. Magalotti, Lettere familiari, lett. 8 circa fin., parte 1.


*    Non so s’io m’inganno, ma certo mi par di scorgere nella maniera sí di pensare e sí di scrivere del Galilei un segno e un effetto del suo esser nobile. Quella franchezza e libertà di pensare, placida, tranquilla, sicura e non forzata, la stessa non disaggradevole, e nel tempo stesso decorosa sprezzatura del suo stile, scuoprono una certa magnanimità, una fiducia ed estimazion lodevole di se stesso, una generosità d’animo, non acquisita col tempo e la riflessione, ma quasi ingenita, perché avuta fin dal principio della vita, e nata dalla considerazione altrui riscossa fin da’ primi anni ed abituata. Io credo che questa tale magnanimità e di pensare e di scrivere, dico questa tale, e che non sia né feroce, né satirica, o mista dell’uno e dell’altro, non si troverà facilmente in iscrittori o uomini non nati nobili o di buon grado; se egli si guarderà bene. Vi si troverà sempre una differenza. Simili considerazioni si potrebbero fare intorno alla ricchezza, che suol dare allo stile un certo splendore, abbondanza, e forse scialacquo. Simili intorno alla potenza, dignità, fortuna. Simili intorno ai contrarii. Vedi Alfieri, Vita sua, capo 1, principio. Messala nitidus et candidus, et quodammodo prae se ferens in dicendo nobilitatem suam. Quintiliano, X, 1 (6, 1827, Epifania). Forse Galileo non riusciva, come fece, il primo riformatore della filosofia e dello spirito umano, o almeno non cosí libero, se la fortuna non lo facea nascere di famiglia nobile. Vedi p. 4419.