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(3632-3633) pensieri 75

è non, lexi, come texi, rexi ec. ma legi, ed è regolarissimo, e quello fu mio errore (8 ottobre 1823).


*    Alla p. 3624. Sempre questa voce vermiglio, derivata certo dal latino, come mostrano le pagine 3514, fine — 3515, fine, e l’altre analoghe, derivatane molto ab antico, come mostra la p. 3623, fine, e l’altre analoghe; potrà e dovrà servire ad insegnare (ché forse per l’addietro non si sapeva, faute di non avere osservato le cose da me dette in proposito, e i generali su cui esse si fondano) e a provare che anticamente ancora, siccome oggi la cocciniglia, si usava di fare un color rosso carico, con non so quali vermicelli. E molto anticamente, perch’egli è anche a notare che sebbene l’origine di vermiglio, vermeil, vermejo, e del suo presente significato, e il modo della traslazione di questo, e la cagion d’essa ec. è indubitatamente quella che abbiamo spiegato, nondimeno oggi le dette voci sono già passate non solo a significare qualunque color rosso acceso, ancorché non fatto con vermi, ma anzi piú volentieri (vedi in  (3633) particolare i dizionari francesi) s’adoprano a significare un colorito naturale affatto che artifiziale; bench’elle per la loro etimologia e propria forza e primitiva qualità, non valgano a significare altro che un color fattizio, una tintura ec. Ma ora elle hanno mutato il lor valore nel detto modo, e ciò in tutte tre le lingue del pari, onde si rileva che questa medesima mutazione è bene antica (8 ottobre 1823). Ed ella può anche servire a dimostrare assolutamente l’antichità della voce ec., ch’è ciò ch’io ho inteso di provare nel pensiero a cui questo si riferisce (8 ottobre 1823).


*    Scriveva Voltaire al Principe Reale di Prussia, poi Federico II, in proposito di una frase di Orazio e del modo in cui Federico l’aveva renduta traducendo in francese l’ode in ch’ella si trova: Ces expressions