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(3993-3994) | pensieri | 365 |
se ne trovano assai esempi di voci che non possono esser latine, o non v’é ragione per credere che lo siano. Zufolo, cicciolo, sdrucciolo, gomitolo, ec. ec. Ne’ verbi poi essa diminuzione è assolutamente italiana (dico diminuzione, che ora è in senso diminutivo, ora frequentativo ec.). Sventolare che fa io svéntolo, tu svéntoli ec. Anzi tutti i nostri diminutivi o frequentativi ec. in olare, mi par che sieno in ol breve. Del resto mi pare che anche in francese la desinenza in ol (3994) ole, oler ec. sia non di rado diminutiva o frequentativa o disprezzativa ec. Prestolet (pretazzuolo) da prestre. Babiole ec. (20 decembre 1823). Vedi qui sotto.
* Alla p. 3992. Nigellus (e cosí tutti gli altri simili) è da nigri per nigrellus, come flabellum, flagellum, lucellum da flabrum, flagrum, lucrum, labrum, labellum, monstrum, mostellum, tenebrae, tenebellae (Claud. Mamert). Bensí può esser che nigri sia contrazione di nigeri, e quindi per questo rispetto fors’anche nigellus di nigerellus, e simili. Tenellus è certamente per tenerellus, puer per puerellus e simili, soppressa la r come in flabellum ec. (20 decembre 1823).
* Alla p. 3979, fine. La duplicazione del genere di quella di κάρχαρος (eccetto che qui v’é un ρ di piú) è comunissima in greco e si fa col raddoppiare la prima sillaba della voce, cioè la prima consonante e la prima vocale qual è, e fors’anche un’altra consonante prima o dopo essa vocale, se la prima sillaba della voce ha piú consonanti ec. Se la consonante è aspirata, se le sostituisce nella sillaba che si aggiunge la corrispondente non aspirata. Se la voce comincia per vocale, anche pura, si ripete la prima vocale, e la prima consonante, ancorché questa spetti a un’altra sillaba. Vedi lo Scapula in ἀλαλή. Oppure la ε o α si cambia in η, l’ο in ω ec. ec. ec. (20 decembre 1823).