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(3957-3958) | pensieri | 329 |
dissimea paragon di quelle, si chiamano da’ filosofi piccolissime e nulle sotto altro rispetto, è ben ragionevole che, sotto diversi rispetti, quelle eziandio de’ privati ed oscurissimi individui sieno chiamate, anche da’ filosofi, grandi e grandissime, di grandezza niente men vera o niente piú falsa che quella delle cose de’ massimi imperi (8 decembre 1823).
* In tutta l’America, abitata certo e frequentata da tempi remotissimi, poiché non s’ha notizia né memoria alcuna del quando incominciasse, non si è trovato alcuna sorta di alfabeto né orma alcuna di alfabeto, né cosa che alla natura di esso si avvicinasse. Non ostante la molta e maravigliosa coltura, arti, manifatture, fabbriche ammirabili, politica squisita e legislazione, ed altre grandi e numerose parti di civiltà che si trovarono nel paese soggetto al regno degl’Incas,1 cominciato da tre secoli prima della scoperta e conquista d’esso paese (cioè nel secolo XIII); piú ancora nel Messico, la cui civilizzazione credo che sia ancora piú antica. Dico (3958) dell’ultima e piú nota civiltà, poiché s’hanno molti indizi, e di tradizioni patrie, e d’avanzi d’edifizi e monumenti di gusto e maniera diversa da quelli dell’ultima epoca di civiltà, e d’altre cose, che dimostrano esservi state altre epoche in cui questa o quella parte dell’America (in particolare il Perú) fu, non si sa fino a qual segno, civile o dirozzata. Massime che l’America fu soggetta a rivoluzioni frequentissime e totali ne’ paesi ov’elle accadevano, trasmigrazioni e totali estinzioni d’interi popoli e città, e devastazioni e assolamenti d’intere provincie, per la ferocia e frequenza e quasi continuità delle guerre, come ho detto altrove in piú luoghi (vedi la p. (3932), fra l’altre, con quelle ivi citate, e il pensiero a cui quest’ultime appartengono).