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260 | pensieri | (3880-3881) |
dalla noia comunemente detta, ma dello stesso genere ec., questa ancora io voglio comprendere sotto il nome di noia, e ad essa ancora si deve intendere ch’io abbia riguardo quando affermo che la noia corre immancabilmente e immediatamente a riempiere qualunque vuoto lasciato dal piacere o dispiacer cosí detto ec. e che l’assenza dell’uno e dell’altro è noia per sua natura, e che, mancando essi, v’é la noia necessariamente, e che posta tal mancanza è posta la noia ec., come alle p. 3713-5 (13 novembre 1823). (3881)
* Come fra gli antichi le cose e funzioni sacre fossero in mano de’ profani ec., del che altrove, vedi la Politica di Aristotele, l. VI, fine, Florent., 1576, p. 443, massime in fine, e quivi il Vettori (14 novembre 1823).
* Monosillabi latini. Pluo, secondo le nostre osservazioni sulla monosillabia antica e volgare di tali dittonghi (come uo) non riconosciuti da’ grammatici (14 novembre 1823). Vedi il pensiero seguente.
* Alla p. 3850, fine. Buo è andato in disuso restando il composto imbuo, se però imbuo è da in e buo (vedi Forcellini) e non piuttosto corruzione e pronunzia d’imbibo (che pur sussiste) pronunziato imbivo (imbevere, imbevo che vale appunto imbuo, ed è certo da bibo, e vedi i francesi e spagnuoli) - imbiuo - imbuo, come lavo ne’ composti e nel greco è luo, e per lo contrario da pluere noi facciamo piovere, llover ec. E mille esempi in questi propositi si potrebbero addurre.1 Cosí exbuae sarebbe corruzione o pronunziazione di exbibae, vinibuae di vinibibae, fors’anche bua (bumba) di biba. Di tali cangiamenti nati dall’affinità ec. tra il v e l’u, ho detto altrove. Ovvero Imbuo può esser fatto direttamente da in e da bua (bevanda), sia che questa voce