Pagina:Zibaldone di pensieri VI.djvu/184

(3790-3791) pensieri 179

quali non v’aveva cosí piccola e incólta e povera borgatella di quattro capannucce, che non fosse in continua e ferocissima guerra con questa o quell’altra simile borgatella vicina, di modo che di tratto in tratto le borgate intere scomparivano, e le intere provincie erano spopolate di uomini per man dell’uomo, e immensi deserti si vedevano e veggonsi ancora da’ viaggiatori, dove pochi vestigi di coltivazione e di luogo anticamente o recentemente abitato  (3791) attestano i danni, la calamità e la distruzione che reca alla specie umana l’odio naturale verso i suoi simili posto in atto e renduto efficace dalla società.1) E certo non v’ha né v’ebbe al mondo cosí piccola e remota isoletta, cosí scarsa d’abitatori, e cosí poco di costumi corrotta, dove tra quelle decine d’abitanti umani stretti in società, non sia stata e non sia divisione, discordia e guerra mortalissima, e diversità di parti e moltiplicità di nazioni. Come sia nata e dovesse necessariamente nascere la guerra tra gli uomini l’ho detto p. 2677 e segg., dove si può vedere che la colpa di questo nascimento è tutta della società stretta, posta la quale, ei non poteva mancare. E tanto è l’odio dell’uomo verso l’uomo e tanto il danno che inevitabilmente ne nasce in una società stretta, che la divisione in popoli diversi, e la nimistà tra popolo e popolo, posta una società stretta, è piuttosto utile che dannosa al genere umano, tenendo lontana la molto piú terribile e fiera guerra intestina, sia aperta, come ho detto nel citato luogo, sia la coperta guerra dell’egoismo, che infelicita tutti gl’individui d’una stessa nazione, gli uni per opera degli altri, come lungamente ho disputato parlando dell’utilità dell’amor patrio e nazionale e quindi dell’odio verso gli estrani, e del danno che nasce dalla

  1. Vedi l’op. cit. da me a p. 3795, passim, e sommariamente nel cap. 116.