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158 pensieri (3762-3763)

delle Orazioni Summachus costantemente. Vedi Forcellini ec. (23 ottobre 1823).


*    Chi vorrà credere che apto ed ἅπτω (de’ quali altrove) essendo gli stessissimi materialmente, e significando propriamente la stessissima cosa, non abbiano a far nulla tra loro per origine ec. converrà supporre un’assoluta casualità che troverà pochi fautori ec. (23 ottobre 1823).


*    Alla p. 2657, margine. E se in Italia, in che parte (avendo noi tanti e sí diversi dialetti), come ne’ paesi ove la pronunzia tien piú dello straniero, ne’ paesi di confine, nel Piemonte (ove forse è probabile che sia stato scritto il  (3763) codice De republ. e cosí di Frontone ec.), nell’alta Lombardia e Venezia, o generalmente nella Lombardia o nel Veneziano. E se nel cuor d’Italia, ed anche in Roma, a che tempo, come ne’ varii tempi che vi furono piú stranieri, e piú influenti ec. E finalmente da chi, se da italiani o stranieri, e italiani di che parte d’Italia, e di buona pronunzia o cattiva, e periti dell’ortografia o no, e vissuti fra gli stranieri o no ec. ec. (23 ottobre 1823). Puoi vedere la p. 3754.


*    Alla p. 3692. Aggiungasi che scivi scitum di scisco e de’ suoi composti (ascitum, conscitum, plebiscitum) ec. hanno tutti l’i lungo. Or la desinenza in ītum è affatto improprissima de’ verbi della terza (lascio quella in īvi, che n’è parimente impropria, ma altresí quella in ĭvi il sarebbe). Che segno è questo, se non che scitum grammaticalmente non è di scisco, ma di scio, di cui, come verbo della quarta è propria e debita peculiarmente la desinenza del supino in ītum? Cosí dicasi di qualunqu’altro verbo in sco che sia fatto da un verbo della quarta, noto o ignoto: che se tal verbo in sco ha supino, o se gli si attribuisce, esso è certa-