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152 pensieri (3753-3754-3755)

tengo per fermo; ond’è magisterium, ministerium ec., per magistrium, piuttosto dall’obliquo magísteri, magístero ec., poi contratti, che da magistrium, ministrium, per epentesi della e. Infatti gli antichi dissero magisterare, ma i piú moderni magistrare, onde magistratus us ec., come ministrare  (3754) ec. Insomma queste non mi paiono eccezioni, perché si riducono alla regola coll’osservare il modo dell’antichità e lo stato primitivo delle voci, mutato poscia, e cosí si potranno risolvere mill’altre tali eccezioni apparenti. In ogni modo il piú delle volte è vero che i derivati de’ nomi vengono da’ casi obliqui, come ho detto, di qualunque declinazione sieno i nomi originali, come si è mostro cogli esempi, e non solamente se essi nomi son della quarta, ché allora si potrebbe negare quello che noi affermiamo dei derivati di questi, cioè che vengano da’ casi obliqui, e fra questi derivati da’ casi obliqui sono certamente quelli fatti da’ nomi della quarta e notati da noi ec. Il che basta al caso nostro (22 ottobre 1823).


*    Alla p. 3728. Quest’uso latino di mutare alle volte il primo n in g, quando concorrerebbero due n, uso che si vede in agnatus, cognatus, cognosco, ignosco, ignotus, ignobilis, ignavus, ignarus ec., per annatus, connatus (che anche si trova), connosco, innosco, innotus (vedi Forcellini), innobilis, innarus, innavus (che sarebbero come innocens, innumerus, innobilitatus) ec. ec.1) (p. 3695), corrisponde all’uso della pronunzia spagnuola che suol mutare in gn il doppio n delle parole latine o qualunque (come año, caña per canna ec.), e che generalmente  (3755) rappresenta il suo gn col carattere ñ che è il segno di un doppio n (se però i latini pronunziavano ig-navus ec.,

  1. Agnomen, agnomentum ec., cognomen ec., ignotitia (per innotitia), tutti derivati da noo. Ignoro ec.