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128 pensieri (3716-3717)

che non è ciascuna dell’altre desinenze, non si chiama anomalia, anzi regola; e piuttosto chiamasi anomalia quella in evi perché divenuta piú rara, e una di quell’altre meno comuni. Ma parlando esattamente e guardando all’origine, quella in ui è anomalia o alterazione nella seconda, non meno che nella prima, e quella in evi è cosí regolare nella seconda come nella prima quella in avi. E piú comune si è la desinenza in ui nella seconda che nella prima, perché l’ommissione della vocale, da cui essa deriva, era ed è piú facile e naturale circa la e che circa la a, lettera piú vasta, per servirmi dell’espressione di Cicerone in altro proposito (Orat., c. XLV, circa l’x). Del resto, come parecchi della seconda hanno il perfetto cosí in evi come in ui, qualunque de’ due sia piú comune, cosí tutti o quasi tutti quelli della prima che l’hanno in ui, conservano pur quello in avi, o che questo sia in essi il piú usitato, o viceversa.  (3717) E tutti altresí, se non erro, hanno il supino in ĭtum, come quelli della seconda ch’hanno il perfetto in ui (mentre quelli che l’hanno in evi conservano altresí il vero supino in etum, credo, tutti); ovvero in ctum contratto da cĭtum (nectum, sectum ec.) come appunto lo sogliono avere quelli della seconda che hanno il perfetto in ui, come docui-doctum contratto da docĭtum.1) Plico as (vedi Forcellini) plicatus. Adplico, explico ec. avi atum, ui ĭtum. Frico as ui ctum, fricatum. Perfrico ec. Sono as avi atum, ui, sonitus us. Vedi p. 3868. Mico as ui, micatus us. Emico as ui, emicatio, emicatim. Ma molti di que’ della prima che hanno il supino in ĭtum, conservano altresí, come il vero perfetto in avi, cosí il vero supino in atum (o il participio in atus o in aturus ec. ch’è tutt’uno, e lo dimostra) piú o meno usitato di quello in ĭtum, non altrimenti che alcuni della seconda conservino forse accanto del

  1. Vedi p. 3723.