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(2934-2935-2936) pensieri 87

nel veneziano), ed è confermato dalle altre considerazioni addotte di sopra.

In ogni modo il verbo pisere detto in vece di pisare, sarebbe un continuativo anomalo di pinsere; sia che anche pisare esistesse nell’antico latino, e da lui per corruzione fosse fatto pisere, come forse nexere da nexare (vedi p. 2821); sia che pisere fosse fatto  (2935) a dirittura da pisus-pinsus di pinsere prima di pisare e in luogo di questo (come visere per visare, da video-visus) e che questo non sia stato mai nell’antico o nell’illustre ma solo nel basso o nel rustico latino (fatto da pisere o a dirittura da pinsere), e quindi ne’ moderni vernacoli; o sia finalmente che pisere e pisare esistessero ambedue quando che sia contemporaneamente, ma indipendentemente l’uno dall’altro per rispetto all’origine. E vedi a questo proposito di continuativi anomali spettanti alla terza la p. 2885.

Pisare, considerato come appartenente a pinsere (la quale appartenenza e parentela 1, qual ch’ella si voglia che sia, chi la può mettere in dubbio?) potrebbe anche riferirsi a quella categoria di cui p. 2813, segg. e 2930. Ma le addotte ragioni mi persuadono piuttosto ch’esso appartenga dirittamente alla classe degli ordinarii continuativi. Forse piuttosto alla sopraddetta categoria potrebbe appartenere pinso as, se questo verbo fosse pur vero, del che vedi il Forcellini in pinso (10 luglio 1823).


*    Cespicare, incespicare, incespare. Vedi il Forcellini in Caespitator e il glossario in Cespitare (10 luglio 1823).  (2936)


*    Le cose ch’esistono non sono certamente per se né piccole né vili: né anche una gran parte di quelle

  1. Quantunque il Forcellini non la riconosce o non la esprime, e fa derivar piso is ed anche, a quel che pare, piso as dal greco πτίσσω.