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86 | pensieri | (2932-2933-2934) |
verbo pinsere al verbo pisare (o pisere, di cui poscia), riconosciuto pur da Diomede, e letto ancora da taluni appresso Persio (2933) (vedi Forcellini in pinso, fine), non avrebbero forse pensato a bandire questo verbo. E meno ancora lo avrebbero fatto se avessero osservato questo medesimo verbo pisare appresso un anonimo, de re architectonica, il quale non ho ora tempo d’investigar chi sia, se non è l’epitomatore di Vitruvio, ma certo al suo stile non par troppo recente, e vedi il suo passo nel glossario in Pisare. E meno se avessero guardato allo spagnuolo pisare (calcare, cal-pestare) e all’italiano pigiare, ch’é il medesimo: e se in quel luogo di Varrone ficum et uvam passam cum piserunt, dov’essi ripongono pinserunt, avessero osservato l’evidente conformità con le solenni frasi vernacole pisar las uvas, pigiar le uve. E cosí se avessero posto mente al sostantivo piso onis, derivante da pisare o certo da pisus per pinsus, il qual sostantivo trovasi appresso il Forcellini e nel citato anonimo appresso il glossario e nello spagnuolo pison, onde pisonar ec. Vedi ancora nel Forcellini in pinso il luogo di Varrone l. I, R. R., c. 63, con quel ch’ei ne dice: e il vocabolo Pisatio, dove non lodo quei che leggono spissatione. (2934)
In luogo di pisare trovasi, e piú spesso, pisere. Intorno a questo veramente avrei i miei dubbi, e credo piú ragionevoli di quello de’ sopraddetti che leggono sempre pinsere. Voglio dire che a me non par da negare l’esistenza di quel verbo derivato da pinsere, ma mi par da dubitare circa la sua coniugazione, e forse da non concedere ch’ei sia della terza, e dovunque si trova pisere da ripor pisare. Il quale ed è piú regolare secondo la nostra teoria de’ continuativi, ed è comprovato dal glossario e dal vernacolo spagnuolo e italiano (giacché per puro accidente e vezzo di pronunzia noi diciamo pigiare in luogo di pisare ch’é lo stesso, e che certamente si dice in qualche dialetto o provincia d’Italia, come, io credo,