Pagina:Zibaldone di pensieri V.djvu/425

418 pensieri (3488-3489-3490)

Dialogo I, Ven., 1596, p. 9, principio. Vedi p. 3772.1 Vedi la Crusca e il glossario (21 settembre, Festa di Maria Santissima Addolorata, 1823).


*    Molti sono timidi i quali sono insieme coraggiosissimi. Voglio dire che molti si perdono d’animo nella società, i quali né fuggono né temono ed anche volontariamente incontrano i pericoli  (3489) e i danni e le fatiche e le sofferenze ec.; e non sostengono gli sguardi o le parole amichevoli o indifferenti di tali di cui sosterrebbero facilissimamente l’aspetto minaccioso e l’armi nemiche in battaglia o in duello. La timidità spetta, per cosí dire, ai mali dell’animo, il coraggio a quelli del corpo. L’una teme de’ danni e delle pene interne, l’altro brava i danni e le sofferenze esteriori. L’una s’aggira intorno allo spirituale, l’altro al materiale. E tanto è lungi che la timidità escluda il coraggio, che anzi ella piuttosto lo favorisce, e da essa si può dedurre con verisimiglianza che l’uomo che n’è affetto sia coraggioso. Perocché la timidità è abito di temer la vergogna, la quale assai facilmente e spesso incontra chi teme e fugge i pericoli. Onde il temer la vergogna, ch’è male, per cosí dire, interno e dell’animo, giacché nulla nuoce al corpo né alle cose esteriori, ed opera sul pensiero solo, ed ai sensi non dà noia; fa che l’uomo non tema i danni esteriori, e non fugga e, bisognando, affronti il pericolo ed eziandio la certezza di soffrirli, preponendo i mali o i pericoli esterni e materiali agl’interni e spirituali,  (3490) e l’anima, per cosí dire, al corpo; e volendo innanzi soffrire ne’ sensi, nella roba ec. che nello spirito, e morire piuttosto che patir la pena della vergogna. Ché in questo e non altro consiste quel coraggio che viene da sentimento di onore, e gli effetti del medesimo. Il qual coraggio ha origine e

  1. Esempi analoghi di frasi vedili nell’Alberti in faillir.