268 |
pensieri |
(3242-3243-3244) |
sensorio alcuno. Spetta all’immaginazione e alla sensibilità lo scoprire e l’intendere tutte le sopraddette cose; ed elle il possono, perocché noi, ne’ quali risiedono esse facoltà, siamo pur parte di questa natura e di questa università ch’esaminiamo: e queste facoltà nostre sono esse sole in armonia col poetico ch’é nella natura; la ragione non lo è: onde quelle sono molte piú atte e potenti a indovinar la natura che non è la ragione a scoprirla. E siccome alla sola immaginazione ed al cuore spetta il sentire e quindi conoscere ciò ch’é poetico, però ad essi soli è possibile ed appartiene l’entrare e il penetrare addentro ne’ grandi misteri della vita, dei destini, delle intenzioni sí generali, sí anche particolari, della (3243) natura. Essi solo possono meno imperfettamente contemplare, conoscere, abbracciare, comprendere il tutto della natura, il suo modo di essere, di operare, di vivere, i suoi generali e grandi effetti, i suoi fini. Essi, pronunziando o congetturando sopra queste cose, sono meno soggetti ad errare, e soli capaci di apporsi talora al vero o di accostarsegli. Essi soli sono atti a concepire, creare, formare, perfezionare un sistema filosofico, metafisico, politico che abbia il meno possibile di falso, o, se non altro, il piú possibile di simile al vero, e il meno possibile di assurdo, d’improbabile, di stravagante. Per essi gli uomini convengono tra loro nelle materie speculative e in molti punti astratti, assai piú che per la ragione, al contrario di quel che parrebbe dover succedere; perocché egli è certissimo che gli uomini, discorrendo o conghietturando per via di semplice ragione, discordano per lo piú tra loro infinitamente, s’allontanano le mille miglia gli uni dagli altri, e pigliano e seguono tutt’altri sentieri; laddove, discorrendo per via di sentimento e d’immaginazione, gli uomini, le diversissime (3244) classi di essi, le nazioni, i secoli, bene spesso, e costantemente, convengono del tutto fra loro,