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(2973-2974) | pensieri | 109 |
propri e regolari participii di questi tali verbi fossero, per esempio, agitus, legitus, docitus, onde per sincope agtus, legtus, e in ultimo actus, lectus, doctus. E ci dimostra evidentemente l’originale, primitivo e perduto participio di lego, cioè legitus. E non ha che far con rogito, come dice il Forcellini o Prisciano stesso appo lui, il quale non viene da rogitus, ma da rogatus, come mussito da mussatus, e come ho provato largamente altrove. Giacché il tema di rogito, cioè rogo, appartiene alla prima coniugazione, e non alla terza come lego, né alla seconda come doceo, e però la formazione del suo continuativo o frequentativo è soggetta a un’altra regola, da me altrove stabilita. Eccetto se rogo non avesse anticamente avuto un participio anomalo rogitus (come domo domitus), del che mi pare aver detto altrove, inducendomi in questo sospetto la voce rogito, cioè rogato (quasi un aggettivo neutro sostantivato), la qual voce è latino-barbara (vedi il glossario Cang.) (2974) e italiana (15 luglio 1823).
* Urito presso Plauto, se questa voce è vera, dimostra il perduto e regolare participio uritus di uro, in vece di ustus, onde ustulo ec. (16 luglio 1823). Vedi p. 2991.
* Alla p. 2864. Noi abbiamo anche i positivi frate e suora, cioè frater e soror. I francesi non hanno che i positivi. Frayle spagnuolo, cioè frate religioso sembra essere un diminutivo di frater, cioè non che sia diminutivo in ispagnuolo, ma che sia venuto da fratellus o dall’italiano fratello (16 luglio 1823). Vedi p. 2983, fine.
* Se la voce eructus appresso Gellio è vera, essa non si potrebbe considerare se non come un participio d’un verbo anteriore ad eructo e ructo, dai quali