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(2144-2145-2146) pensieri 75

con una lettera piú di sto, sebbene per contrazione l’usarono piú comunemente nella forma analoga a στῶ); e poterono facilissimamente restituire all’Italia, sotto forma alquanto diversa, un tema preso da essa, cioè il verbo sisto fatto da ιστάω derivato  (2145) o alterato da στῶ, preso dallo sto latino. Ciò poté accadere nelle piú recenti o meno antiche ed oscure relazioni, che in tempi per altro essi stessi antichissimi ebbe la Grecia coll’Italia (come sappiamo) e la lingua greca già, se non altro, adulta, colla latina per anche rozza, o decaduta da qualche antichissima perfezione, com’é piú verisimile. Dico da una perfezione e forma diversa da quella che poi ricevé a’ tempi romani; da una perfezione derivante o comune colla lingua madre di lei e della greca, o sia colla lingua di quel popolo che diramò i suoi coloni in Grecia e in Italia (22 novembre 1821).

Or quanto è egli ordinario nell’uso e di natura elementare nel discorso e di significazione naturalmente occorrente il verbo stare e l’ἵστημι o ιστάω ed ἵσταμαι e il verbo sistere ec! Per conseguenza fa d'uopo ch’egli sia, come già vediamo, antichissimamente proprio di ambedue le lingue o antichissimamente passato dall’una nell’altra ec.


*    Alla p. 1121, fine. Ho detto poco sopra, p. 2138, che forse molti verbi, massime in tare, creduti derivati da nomi aggettivi in us, verranno da participii di verbi ignoti. Similmente io credo che molti di quei verbi, massime in tare, che si stimano derivati da  (2146) nomi sustantivi verbali in us, us, o in us, i,, non derivino in realtà che da participii in us d’altri verbi ignoti, da’ quali parimente io credo derivati essi verbali (vedi la p. 2009-'10' e 2019).

Osservo in primo luogo che tali verbali non sono infatti altro che participii in us (de’ verbi a’ quali per significato ec. appartengono) sostantivati e ridotti tal-