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388 | pensieri | (2705-2706-2707) |
* Di alcune cagioni che anche ne’ bassi tempi poterono introdurre vocaboli e modi greci nel volgare o ne’ volgari d’Italia, vedi Perticari Apologia di Dante, capo 39, p. 386 (21 maggio 1823).
* Dell’antico volgare latino, vedi Perticari, Degli scrittori del Trecento, lib. I, cap. 5, 6, 7 (21 maggio 1823).
* È pur doloroso che i filosofi e le persone che cercano di essere utili o all’umanità o alle nazioni sieno obbligate a spendere nel distruggere un errore o nello spiantare un abuso quel tempo che avrebbono potuto dispensare nell’insegnare o propagare una nuova verità o nell’introdurre o divulgare una buona usanza. E veramente a prima vista può parer poco degno di un grande (2706) intelletto, e poco utile o, se non altro, di seconda o terza classe nell’ordine de’ libri utili, un libro, tutta la cui utilità si riduca a distruggere uno o piú errori (tali sono per esempio i due Trattati di Perticari e tutta la Proposta di Monti ). Ma se guarderemo piú sottilmente, troveremo che i progressi dello spirito umano, e di ciascuno individuo in particolare, consistono la piú parte nell’avvedersi de’ suoi errori passati. E le grandi scoperte per lo piú non sono altro che scoperte di grandi errori, i quali se non fossero stati, né quelle (che si chiamano, scoperte di grandi verità) avrebbero avuto luogo, né i filosofi che le fecero avrebbero alcuna fama. Cosí dico delle grandi utilità recate ai costumi, alle usanze ec. Non sono, per lo piú, altro se non correzioni di grandi abusi. Lo spirito umano è tutto pieno di errori; la vita umana di male usanze. La maggiore e la principal parte delle utilità che si possono recare agli uomini consiste nel disingannarli e nel correggerli, piuttosto che nell’insegnare (2707) e nel bene accostumare, benché quelle operazioni bene spesso,