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(2634-2635-2636) pensieri 347

cedente, non si trovavano nella lingua latina, che, meno ricca della greca, era però per la sua ricchezza piú difficile a scrivere e a parlare che la greca non fu, perché la ricchezza, ancorché minore, della latina, bisognava averla tutta in contanti, a volere scrivere e parlar latino, e massimamente a farlo bene. E l’orecchie latine erano delicatissime come le francesi, circa il vero e  (2635) proprio andamento (e la purità) della loro lingua, che rispetto alla greca era liberissimo, cioè sommamente vano ed in gran parte ad arbitrio (8 ottobre 1822).


*   La lingua greca, ch’é la piú antica delle cólte ben conosciute, è anche fra tutte le lingue cólte la piú capace di significar l’idee e gli oggetti piú propriamente moderni, cioè i piú difficili a significarsi e di supplire ai bisogni d’espressioni, prodotti dall’ampiezza, varietà e profondità delle nozioni moderne. E il fatto stesso lo dimostra, ricorrendosi tuttodí alla lingua greca ec., come ho detto altrove (10 ottobre 1822).


*    Ταύτης δὲ τῆς ἁνωμαλίας καὶ τῆς ταραχῆς αἴτιόν ἐστιν, ὅτι τὴν βασιλείαν, ὥσπερ ἱεροσύνην, παντὸς ἀνδρὸς εἶναι νομίζουσιν, ὅ (τ. ἐ. ἡ βασιλεία) τῶν ἀνθρωπίνων πραγμάτων μέγιστόν ἐστιν, καὶ πλείονος (2636) προνοίας (all. codd. πλείστης) δεόμενον. Isocrate, πρὸς Νικοκλέα, pag. 37, cioè a meno di tre piccole pagine dal principio dell’Orazione (10 ottobre 1822).


*   Non c’è regola né idea né teoria di gusto universale ed eterno. Qual potreb’ella essere, se non la natura? (e qual cosa è, o vero, essendo, si può immaginare e intendere e concepire da noi, fuori della natura?) ma qual natura se non l’umana? Poiché le cose che cadono sotto la categoria del buon gusto o del cattivo gusto non sono considerate se non per rispetto all’uomo. Or non è ella cosa manifestissima, che la natura dell’uomo si diversifica moltissimo secondo i cli-