Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/351

(2619-2620) pensieri 339

passata dalla lingua greca ch’é la piú ricca, vasta, varia, libera, ardita, espressiva, potente, naturale di tutte le lingue cólte, alla francese ch’é la piú povera, limitata, uniforme, schiava, timida, languida, inefficace, artifiziale delle medesime. E piú curioso che l’una e l’altra lingua abbiano servito all’universalità appunto perché possedevano in sommo grado le predette qualità, che sono contrarie direttamente fra loro. E pur tant’è, ed anche oggidí, dalla lingua francese in fuori, non v’è e, mancando la lingua francese, non vi sarebbe lingua meglio adattata all’universalità della greca, ancorché morta (2 settembre 1822), ed ancorch’ella sia precisamente l’estremo opposto alla lingua francese (2 settembre 1822).


*   Alla p. 1271. Io tengo per certissimo che l’invenzione dell’alfabeto sia stata una al mondo, voglio dir che la scrittura alfabetica non sia stata inventata in piú luoghi, o al medesimo tempo o in diversi tempi, ma in un solo, e da  (2620) questo sia passata la cognizione e l’uso della detta scrittura di mano in mano a tutte le nazioni che scrivono alfabeticamente. Non è presumibile che un’invenzione ch’é un miracolo dello spirito umano (o forse ha la sua origine dal caso come il piú delle invenzioni strepitose), sia stata ripetuta da molti, cioè fatta di pianta da molti spiriti. E la storia conferma ciò ch’io dico. 1o, Le nazioni che non hanno o non hanno avuto commercio con alcun’altra o con alcun’altra letterata non hanno avuto o non hanno alfabeto. Cento altre nostre cognizioni mirabili si son trovate sussistenti presso questo o quel popolo nuovamente scoperto: l’alfabeto, primo mezzo di vera civilizzazione, non mai. Il Messico avea governo, politica, nobiltà, gerarchie, premi militari, anzi ordini cavallereschi rimuneratorii del merito, calendario, architettura, idraulica, cento belle arti manuali, navigazione, ec. ec. ed anche