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48 pensieri (1270-1271)

l’argomentare le proprietà di un’antica parola e la sua prima forma, dal modo in cui solamente ella ci può esser nota, dal modo cioè nel quale è scritta. Come chi argomentasse della lingua inglese o francese ec. dal modo in cui sono scritte. Non c’é regola per sapere precisamente qual fosse il valore e la pronunzia di un tal carattere in una lingua antica e massime antichissima e massime antichissimamente ec. ec. Quindi è ben verisimile che moltissime parole d’antiche lingue, che vedendole scritte ci paiono diversissime e disparate, ci dovessero parere del tutto affini, se sapessimo qual vera e primitiva pronunzia si volle antichissimamente rappresentare con quei tali segni che vediamo. Vedi p. 1283.

Aggiungete un’osservazione che cresce forza all’argomento. L’invenzione dell’alfabeto è sí maravigliosa e difficile, che è ben verisimile, che quel primo alfabeto che fu inventato passasse dalla nazione e dalla lingua che l’inventò a tutte o quasi tutte le altre; e quindi o tutti o quasi tutti gli alfabeti derivino da un solo alfabeto primitivo. Quello ch’é certo e costante si è che l’alfabeto fenicio, il samaritano, l’ebraico, il greco, l’arcadico, il pelasgo, l’etrusco, il latino, il copto, senza  (1271) parlare di non pochi altri (come il mesogotico, il gotico e il tedesco, l’anglosassone, il russo) dimostrano evidentemente l’unità della loro comune origine. Or quali lingue piú disparate che, per esempio, l’ebraica e la latina? (pur ebbero, come vediamo, lo stesso alfabeto in principio). Tanto che Sir W. Jones, il quale fa derivare da una stessa origine le lingue e le religioni popolari della prima razza de’ persiani e degli indiani, dei romani, dei greci, dei goti, degli antichi egizi o etiopi, tiene per fermo che gli Ebrei, gli arabi, gli assirii, ossia la seconda razza persiana, i popoli che adoperavano il siriaco ed una numerosa tribú d’abissinii, parlassero tutti un altro dialetto primitivo, diverso affatto dall’idioma pocanzi