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loro moltiplicità. Siccome, per lo contrario, le metafore troppo lontane stancano; o il lettore non arriva ad abbracciare lo spazio che è tra l’una e l’altra idea rappresentata dalla metafora, o non ci arriva in un punto, ma dopo un certo tempo; e cosí la moltiplicità simultanea delle idee, nel che consiste il piacere, non ha piú luogo (10 giugno 1822). Vedi p. 2663.


*    Proma, voce latina, femminino sostantivo di promus1, è da aggiungersi al lessico e all’Appendice del Forcellini. Sta in un frammento del libro primo Æconomicorum di Cicerone, portato da Columella, e nella mia edizione di Senofonte (Lipsiae 1804, cura Car. Aug. Thieme, ad recensionem Wellsianam), t. IV, p. 407. Vi si legge haec primo tradidimus. Errore. Leggi promae. Corrisponde  (2471) al τῇ ταμία di Senofonte Οικονομικοῦ, c. 9, art. 10: ταῦτα δὲ τῇ ταμίᾳ παρεδώκαμεν. E che anche Cicerone l’abbia detto in femminino, e non verbigrazia promo, apparisce da quel che segue: eamque admonuimus etc., cioè promam. Questo errore è anche nella mia edizione di Columella, l. XII, c. 3 (forse al 4), dov’é portato il detto passo (10 giugno 1822).


*    Alla inclinazione da me piú volte notata e spiegata, che gli uomini hanno a partecipare con altri i loro godimenti o dispiaceri e qualunque sensazione alquanto straordinaria, si dee riferire in parte la difficoltà di conservare il secreto che s’attribuisce ragionevolmente alle donne e a’ fanciulli, e ch’é propria altresí di qualunque altro è meno capace o per natura o per assuefazione di contrastare e vincere e reprimere le sue inclinazioni. Ed è anche proprio pur troppe volte degli uomini prudenti ed esercitati a

  1. Il Forcellini dice: Promus i, m. (cioè mascolino) semplicemente, e non ha esempi del feminino, se non uno in aggettivo.