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(2363-2364) pensieri 195

Carpe manu. Namque ipse volens facilisque sequetur, Si te fata vocant: aliter non viribus ullis Vincere, nec duro poteris convellere ferro. Vedi il Forcellini, aliter, § ultimo. Dubito però che quei due esempi, specialmente il primo, facciano precisamente al caso (27 gennaio 1822).


*    Alla p. 2340, margine. Vedi pure il Forcellini in fido, fisus, confido, confisus (participii passati non passivi, ma neutri, e non di deponenti, ma di neutri), e Virgilio Eneide, V, verso penultimo (870-1): O nimium coelo et pelago confise sereno, Nudus in ignota, Palinure, iacebis arena (27 gennaio 1822).


*    Quei pochissimi poeti italiani che in questo o nel passato secolo hanno avuto qualche barlume di genio e natura poetica, qualche poco di forza nell’animo  (2364) o nel sentimento, qualche poco di passione, sono stati tutti malinconici nelle loro poesie (Alfieri, Foscolo ec.). Il Parini tende anch’esso nella malinconia, specialmente nelle odi, ma anche nel Giorno, per ischerzoso che paia. Il Parini però non aveva bastante forza di passione e sentimento, per esser vero poeta. E generalmente non è che la pura debolezza del sentimento, la scarsezza della forza poetica dell’animo, che può permettere ai nostri poeti italiani d’oggidí (ed anche degli altri secoli, e anche d’ogni altra nazione), a quei medesimi che piú si distinguono, e che per certi meriti di stile o di stiracchiata immaginazione son tenuti poeti, l’essere allegri in poesia ed anche inclinarli e sforzarli a preferir l’allegro al malinconico. Ciò che dico della poesia dico proporzionatamente delle altre parti della bella letteratura. Dovunque non regna il malinconico nella letteratura moderna, la sola debolezza n’é causa (27 gennaio 1822).


*    È proprio della nostra lingua, della francese, della