Pagina:Zibaldone di pensieri IV.djvu/201

(2354-2355) pensieri 189

manto, il giudice criminale delle anime, condanna coloro che non hanno fatto ammenda delle loro colpe: Castigatque auditque dolos; subigitque fateri Quae quis apud superos, furto laetatus inani (cioè vanamente rallegrandosi di aver negata agli Dei la soddisfazione dovuta loro per li suoi falli), Distulit in seram commissa piacula mortem. Parole notabilissime perché danno a conoscere come anche i gentili avessero chiara idea ed opinione della possibilità e necessità della penitenza e dell’empietà e stoltezza di chi indugia a pentirsi e placar gli Dei sino alla morte. E notate qui in Virgilio un’espressione quasi cristiana. Della possibilità e necessità d’impetrare dagli Dei il perdono delle proprie colpe, vedi Senofonte, Memorab., l. II, c. 2, p. 14 (22 gennaio 1822). (2355)


*   Alla pagina 1150, fine. Ostentare assoluto continuativo di ostendere in senso di semplicemente mostrare, ovvero far mostra ec. e continuativo di durata, eccolo in Virgilio, En., III, 701-4. Adparet Camerina procul, campique Geloi, Immanisque Gela fluvii cognomine dicta. Arduus inde Acragas ostentat maxima longe Moenia magnanimum quondam generator equorum. Cioè, non tanto fa pompa quanto semplicemente dimostra, ma siccome quest’azione di dimostrare qui è continuatissima, però Virgilio, potendo pur dire ostendit, che sarebbe stato improprissimo, benché egualmente adattato al verso, disse giustissimamente ostentat (22 gennaio 1822).


*    Noi diciamo leccare, i francesi lécher (gli spagnuoli vedilo), i greci λείχειν, i latini nulla di simile. A primissima giunta è manifesto che il greco λείχω, cioè lecho o licho, è tutt'uno col nostro lecco, che anche, volgarmente, si dice licco. E notate pure che il francese non dice léquer o lecquer, ma lécher, conser-