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128 | pensieri | (2248-2249-2250) |
audii ec. Osservate che anche i nostri antichi solevano scrivere udí, partí per udii, partii ec. I latini facevano similmente ed anche scrivevano semplice il doppio i di ii, iidem, iisdem, ec. Vedi, fra gli altri infiniti, Virgilio, Eneide, II, 654; III, 158. E quante volte troverete ne’ poeti o negli antichi prosatori audisse audissem ec. ec. Ovvero, per esempio, petiisse trisillabo ec. Forse piú spesso che quadrisillabo.
Osservate ancora che au, il quale non è uno de’ dittonghi latini e si pronunzia sciolto (almeno cosí fanno gl’italiani e insegnano gli antichi grammatici o lo mostrano quando (2249) non lo contano fra’ dittonghi chiusi), tuttavia forma sempre una sola sillaba. Vedi p. 2350, fine. Suadeo, suesco ec. credo che li troveremo talvolta ne’ poeti, massime ne’ piú antichi, in modo che sua sue siano computate per una sillaba ciascuna. Cosí è infatti assai spesso. Vedi il margine della pagina seguente. Suadeo ha la seconda lunga. Però in Virgilio, Ecloga, I, v.56; Eneide, II, v.9 ec. suadebit, suadentque, sono trisillabi. Vedi la Regia Parnasi in suadeo, suesco ec. ec. e gli esempi de’ poeti nel Forcellini. Adeo in teneris consuescere multum est: Virgilio, Georgiche, II, 272, ec. Abiete in Virgilio, Aen., II, principio e V, 663, ec. è trisillabo. Ariete parimente, ib., l. II, v.492. Vedi la Regia Parnasi, e il Forcellini anche in Arieto as. E che cos’é l’esser l’i cosí spesso consonante, se non esser egli computato per formante una sola sillaba colla vocale o vocali seguenti? Giacché i consonante per se stesso non si dà, ma egli è sempre con suono vocale (a differenza del v, il quale per natura si distingue dal suono dell’u). Tutti gli j consonanti latini (che anticamente si scrissero sempre i) non sono dunque altro che formanti tanti dittonghi, secondo quello ch’io dico delle vocali doppie. Dejicere quadrisillabo ha effettivamente cinque vocali. Cosí Jacere ec. ec. ec. (2250)