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476 | pensieri | (1983-1984-1985) |
sebbene neppur questo è assoluto, ma parte dipendente dalla natura dell’uomo, in quanto ella è tale e per le ragioni dette nella teoria del piacere, parte soggetto anch’esso all’assuefazione, alle circostanze ec. (24 ottobre 1821).
* A quanto ho detto del nostro guai, venuto dal latino vae, aggiungi che in parecchi luoghi d’Italia si suol dire ghel o ghelo per ve lo (ghel dissi, ghelo dico) o gh’per v' (gh’ho messo per v’ho messo, cioè ho messo quivi) ec. Cosí mi par che usino massimamente i veneziani. (1984)
* Alla p. 1937. Non rideremmo noi di un povero scolare di grammatica che nel suo latinuccio si lasciasse fuggir dalla penna non volo per nolo? E pur questo nolo è una pretta corruzione e storpiatura di non volo, fatta non da altri che dal popolaccio che suol troncare le parole e conglutinarne a dritto e rovescio i pezzi ec. Viceversa io sento tutto giorno dire dalla nostra plebe noglio o n’oglio per non voglio: e chi s’ardirebbe di scrivere in italiano noglio per non voglio e di introdurre il verbo nolere nella nostra lingua? Sicché il buono e il cattivo, il puro e l’impuro di una lingua non è altro che ciò ch’è usato o non usato e che ha fatto o non ha fatto fortuna presso i buoni scrittori e nel tempo della sua formazione. Ma quanto al degenerare, tutte le parole, tutti i modi, tutte le lingue che noi conosciamo, non sono altro che un ammasso di degenerazioni e corruzioni. (1985)(24 ottobre 1821).
* La lingua francese è propriamente sotto ogni rapporto, per ogni verso, la lingua della mediocrità. Ella non è né sarà mai la lingua della grandezza in nessun genere, né della originalità (qual è la lingua, tali sono sempre i sentimenti e gli scrittori). E non