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(1939-1940-1941) | pensieri | 453 |
rienza di ciò; e pur troppo, siccome le persone d’ingegno e di talento facilmente assuefabile e persuadibile son rare, non basta loro una o due o piú esperienze, ma hanno sempre bisogno di un’esperienza individuale intorno a quel tal giovane che loro è commesso. Del resto, come il giovane fa sempre eccezione di se stesso e de’ casi suoi dalle regole e dall’ordine generale ch’egli spesso conosce assai bene, cosí gli educatori fanno eccezione di (1940) ciascun giovane dall’ordine generale e dalla natura de’ suoi coetanei (18 ottobre 1821).
* Quanto influisca l’opinione, la prevenzione, la ricordanza, l’assuefazione ec. sul gusto o disgusto che producono negl’individui i sapori, o considerati come semplici o in composizione, è cosa giornalmente osservabile e osservata (18 ottobre 1821).
* Ho detto che un color piacevole malamente si chiama bello, come non si ponno chiamar belli i sapori che piacciono. Osservo ed aggiungo che la categoria del bello spetta piú a’ sapori che ai colori. I sapori hanno armonia, cioè convenienza, la quale, se non si chiama bellezza, ciò non deriva che dal costume. Un sapore ch’é buono o cattivo isolato, diviene il contrario in tale o tal composizione. I sapori sono per lo piú composti, e non piacciono né disgustano se non per l’armonia o disarmonia che hanno tra loro in ciascuna composizione. Della quale armonia o disarmonia giudica l’assuefazione e tutte quelle qualità (1941) umane che giudicano e sentono il bello e ne diversificano infinitamente il giudizio, come appunto accade nei sapori, de’ quali si suol dire piú appropriatamente de gustibus non est disputandum. Quanto ai sapori elementari, come il dolce, l’amaro ec., gl’individui sono meno discordi nel giudicarne, perch’essi son fuori dell’armonia la quale dipende dalla sola assuefazione. Non però in modo che