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452 pensieri (1938-1939)

ella sia tutto l’opposto: come alla prima giunta ci accade nell’elegantissimo Celso, il quale ha molti modi ed usi similissimi all’indole italiana: e cosí spesso ci accade negli scrittori latini antichi o moderni massimamente (perché questi non hanno in favor loro la prevenzione e la certezza che dicono bene). (17 ottobre 1821). Vedi p. 1965.


*    Alla p. 1120. La parola vastus si considera come aggettivo e il suo senso proprio si crede quello di latus, amplus ec. (Vedi Forcellini): e quando esso significa vastatus, questo si piglia per una metafora derivata da questo che quae vacua sunt loca vasta et maiora videntur (Forcellini). Io penso che vastus non sia che un participio di un verbo perduto, di cui vastare (guastare) sia il continuativo; che il suo senso proprio fosse quello dell’italiano guasto (ch’é la stessa parola), analogo a quello di vastatus; che la metafora sia venuta (nel modo detto dal Forcellini) dal guasto all’ampio, il che mi par molto piú naturale che viceversa;  (1939) ed osservo che il piú antico esempio di vastus fra i molti portati dal Forcellini è nel senso di vastatus, e che il nostro guasto, cioè vastus, è appunto uno de’ participj di guastare, cioè vastare. Vastus di participio dovette a poco a poco divenire aggettivo (prima nel senso di vastatus, e poi di latus), come desertus, anch’esso participio, passato poi in una specie d’aggettivo, di significato simile al primitivo di vastus, con cui gli scrittori talvolta lo congiungono (17 ottobre 1821).


*    Come il giovane non si persuade mai del vero prima dell’esperienza, cosí i genitori e quelli che hanno cura della gioventú, malgrado la prova che n’hanno in se stessi, non si persuadono mai che l’insegnamento non possa ne’ giovani supplire all’esperienza. Non si persuadono, dico, se non dopo aver fatto essi pure espe-