Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/456

442 pensieri (1920-1921-1922)

che appena se ne possono mai sceverare (14 ottobre 1821).


*    Siccome il piccolo è grazioso, cosí il grande per se stesso, sotto ogni aspetto (anche il grande però è relativo), è contrario alla grazia. E mal sarebbe accolto quel poeta che personificando, per esempio, un monte gli attribuisse qualità o sensi dilicati ec. o che attribuisse della grandezza a qualunque soggetto da lui descritto o trattato come grazioso o delicato, o che introducesse la grandezza qualunque, in un genere o argomento grazioso ec., se ciò non fosse per un contrasto. Eppure astrattamente parlando non c’é ragione perché il grande non possa esser grazioso e quello ch’é grande per noi è o può esser piccolo per altri ec. ec.  (1921) (14 ottobre 1821).


*    Si può dire che il dilicato in ordine alle forme ec. non consiste in altro che in una proporzionata e rispettiva piccolezza del tutto o delle parti. E viceversa il grossolano, o ciò ch’é di mezzo fra il grossolano e il dilicato. La qual proporzione, la qual piccolezza è determinata dall’assuefazione. La piccolezza del piede delle Chinesi a noi parrebbe sproporzionata. La natura non entra qui (come non entra altrove) o non basta a tali determinazioni. La piú lunga vita della donna piú grande nei nostri vestiarii d’oggidí è piú corta della piú corta vita dell’uomo il piú piccolo o almeno il piú mediocre ec. ec.

Applicate queste osservazioni al dilicato immateriale ec.

Quello che noi chiamiamo sveltezza di forme non è altro che dilicatezza, cioè piccolezza rispettiva, come di una proporzione rispetto ad un’altra, della larghezza rispetto alla lunghezza ec. Il tutto determinato dall’assuefazione  (1922) e soggetto a variare seco lei (15 ottobre 1821).