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30 | pensieri | (1244-1245-1246) |
ad esprimere tanto piú diverse cose, da tanto piú diversi ingegni e piú diversamente disposti; e in tanto piú diversi modi. Neppure la lingua tedesca ha rinunziato alle sue antiche ricchezze e possedimenti, come si vede nel Werther, abbondante di studiati e begli ed espressivi arcaismi. (1245)
2o, La gran vivacità, immaginosità, fecondità e varietà degl’ingegni degli scrittori nostri, qualità proprie della nazione adattabile a ogni sorta di assunti e di caratteri, e d’imprese e di fini.
3o, Il moltissimo che la nostra lingua scritta, (giacché della ricchezza e varietà di questa intendiamo parlare, e questa intendiamo paragonare colle straniere), ha preso dalla lingua parlata e popolare. Or come ciò, se io dico, che la principale, anzi necessaria fonte della ricchezza e perfezione di una lingua sono gli scrittori e questi letterati? Ecco il come.
Ho detto, ed è vero, che la convenzione, sola cosa che può render parola una parola, cioè segno effettivo di un’idea, non può mai esser molto estesa, né uniforme e regolata, né nazionale, se non per mezzo della letteratura. Ma un popolo, massimamente vivacissimo come l’italiano, e in particolare il toscano e di piú civilizzato assai (qual fu il toscano e l’italiano fra tutti i popoli europei e prima di tutti), e posto in gran corrispondenza cogli altri popoli (come appunto la Toscana, sí per la fama della sua coltura, sí per le circostanze sue politiche, la sua libertà e specialmente il suo commercio1) (1246) inventa naturalmente, o adotta, infinite parole, infinite locuzioni e infiniti generi e forme sí di queste che di quelle, l’uso però e l’intelligenza delle quali, se non sono ricevute dalla letteratura, la quale le diffonde per la nazione,