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(1860-1861-1862) pensieri 409



*   Ho detto che l’immaginazione può risorgere o durare anche ne’ vecchi e disingannati. Aggiungo che l’immaginazione e il piacere che ne deriva, consistendo in gran parte nelle rimembranze, lo stesso aver perduto l’abito della continua immaginativa contribuisce ad accrescere il piacere delle rimembranze, giacch’elle, se fossero presenti ed abituali, 1 o, non sarebbero o sarebbero meno rimembranze, 2o, non sarebbero cosí dilettevoli, perché il presente non illude mai, bensí il lontano, e quanto è piú lontano. Onde non è dubbio che le immagini della vita degli antichi non riescano piú dilettevoli a noi per cui sono rimembranze lontanissime, che agli stessi antichi per cui erano o presenze o ricordanze poco lontane. Del resto la rimembranza quanto piú è lontana e meno abituale, tanto piú innalza, stringe, addolora dolcemente, diletta  (1861) l’anima e fa piú viva, energica, profonda, sensibile e fruttuosa impressione, perch’essendo piú lontana è piú sottoposta all’illusione, e non essendo abituale, né essa individualmente né nel suo genere, va esente dall’influenza dell’assuefazione che indebolisce ogni sensazione. Ciò che dico dell’immaginativa si può applicare alla sensibilità. Certo è però che tali lontane rimembranze, quanto dolci, tanto separate dalla nostra vita presente e di genere contrario a quello delle nostre sensazioni abituali, ispirando della poesia ec., non ponno ispirare che poesia malinconica, come è naturale, trattandosi di ciò che si è perduto; all’opposto degli antichi a cui tali immagini, poteano ben far minore effetto a causa dell’abitudine, ma erano sempre proprie, presenti, si rinnovavano tuttogiorno, né mai si consideravano come cose perdute o riconosciute per vane; quindi la loro poesia dovea esser lieta, come quella che verteva sopra dei beni e delle dolcezze da  (1862) loro ancor possedute e senza timore (7 ottobre 1821).