Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/418

404 pensieri (1850-1851-1852)

vivo ed estremo (giacché questa estremità deriva in essi manifestamente da cagione  (1851) contraria che negli orientali, il cui clima è l’estremo opposto del loro); questi tedeschi, il cui spirito come dice la Staël, (De l’Allemagne, tom. I, part. 1a, ch. 9, 3me édit., p. 79), est presque nul à la superficie, a besoin d’approfondir pour comprendre, ne saisit rien au vol.; questi tedeschi sempre bisognosi di analisi, di discussione, di esattezza; questi tedeschi sí generalmente e sí profondamente applicati da circa due secoli alle meditazioni astratte, e queste quasi esclusivamente; hanno certo sviluppato delle verità non poche, scoperte da altri, hanno recato chiarezza a molte cose oscure; hanno trovato non piccole e non poche verità secondarie, hanno insomma giovato sommamente ai progressi della metafisica e delle scienze esatte, materiali o no; ma qual grande scoperta, specialmente in metafisica, è finora uscita dalle tante scuole tedesche ec. ec.? Quando ha mai un tedesco gettato sul gran sistema delle cose un’occhiata onnipotente che gli abbia rivelato un grande e veramente  (1852) fecondo segreto della natura o un grande ed universale errore? (giacché la scoperta delle verità non è ordinariamente altro che la riconoscenza degli errori). Il colpo d’occhio de’ tedeschi nelle stesse materie astratte non è mai sicuro, benché sia liberissimo (e tale infatti non può essere senza gran forza d’immaginare, di sentire, e senza una naturale padronanza della natura, che non hanno se non le grand’anime). La minuta e squisita analisi non è un colpo d’occhio; essa non iscuopre mai un gran punto della natura; il centro di un gran sistema, la chiave, la molla, il complesso totale di una gran macchina. Quindi è che i tedeschi son ottimi per mettere in tutto il loro giorno, estendere, ripulire, perfezionare, applicare ec. le verità già scoperte (ed è questa una gran parte dell’opera del filosofo); ma poco valgono a ritrovar da loro nuove e