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384 pensieri (1816-1817-1818)

si pronunzia sciolto, sebbene seguito dall’i (1° ottobre 1821).


*   Forza della natura e debolezza della ragione. Ho detto altrove che l’opinione, per influire vivamente sull’uomo, deve aver l’aspetto di passione. Finché l’uomo conserva qualcosa di naturale, egli è piú appassionato dell’opinione che delle passioni sue. Infiniti esempi e considerazioni se ne potrebbero addurre in prova. Ma siccome tutte quelle opinioni che non sono o non hanno l’aspetto di pregiudizi non sono sostenute che dalla pura ragione, perciò elle sono ordinariamente impotentissime nell’uomo. I religiosi (anche oggi, e forse oggi piú che mai, a causa della contrarietà che incontrano) sono piú appassionati della loro religione che delle altre passioni loro (di cui la religione è nemica), odiano sinceramente gl’irreligiosi, (benché se lo nascondano) e per veder trionfare il loro sistema farebbero qualunque  (1817) sacrifizio (come ne fanno realmente sacrificando le inclinazioni naturali e contrarie), mentre provano verissima rabbia nel vederlo depresso e contrastato. Ma gl’irreligiosi, quando l’irreligione deriva in essi da sola fredda persuasione o dubbio, non odiano i religiosi, non farebbero nessun sacrifizio per l’irreligione ec. ec. Quindi è che gli odi per motivo d’opinione non sono mai reciprochi, se non quando in ambedue le parti l’opinione è un pregiudizio o ne ha l’aspetto. Non v’é dunque guerra tra il pregiudizio e la ragione, ma solo tra pregiudizi e pregiudizi, ovvero il pregiudizio solo è capace di combattere, non già la ragione. Le guerre, le nemicizie, gli odi di opinione sí frequenti negli antichi tempi, anzi fino agli ultimi giorni; guerre sí pubbliche che private, fra partiti, sètte, scuole, ordini, nazioni, individui; guerre per le quali l’antico era naturalmente deciso nemico di colui che aveva opinione diversa; non avevan luogo se non  (1818) perché in quelle opinioni non en-