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(1781-1782-1783) pensieri 365

lodia, la musica produrrebbe e produce un effetto ben diverso. Un’armonia o melodia semplicissima, per bella ch’ella fosse, annoierebbe ben tosto e non produrrebbe quella svariata, moltiplice, rapida e rapidamente mutabile sensazione, che la musica produce e che l’animo non arriva ad abbracciare ec. Viceversa queste difficoltà, questi ornamenti, queste agilità, se mancano di espressione ec. ec., non sono piacevoli che agl’intendenti. La musica degli antichi era certo assai semplice, e non è dubbio ch’ella non producesse ben diverso effetto dalla nostra. Osserviamo bene, quando ascoltiamo una musica che ci colpisce, e vedremo quanta parte del suo effetto provenga dall’agilità ec. de’ tuoni, de’ passaggi ec., indipendentemente dall’armonia o melodia in quanto armonia o melodia.  (1782)

La musica, anche la meno espressiva, anche la piú semplice ec., produce a prima giunta nell’animo un ricreamento, l’innalza o l’intenerisce ec., secondo le disposizioni relative o dell’animo o della musica, immerge l’ascoltante in un abisso confuso di innumerabili e indefinite sensazioni, lo spinge a piangere quando anche il compositore abbia voluto farlo ridere, gli desta idee e sentimenti affatto arbitrarii e indipendenti dalla qualità di quella tal musica e dall’intenzione del compositore o dell’esecutore. Guardiamoci bene dal confondere il piacevole col bello. Tutto ciò non è che piacere. E questo deriva sí dalla moltiplicità delle dette sensazioni indefinite ec. sí dall’inclinazione, dal legame che la natura arbitrariamente ha posto tra le sensazioni del suono o canto e l’immaginazione, dalla facoltà che ha dato loro di afficere piacevolmente l’orecchio (come a’ sapori il palato) ovvero l’animo,  (1783) e di eccitare in chi piú, in chi meno, in chi nulla, quando piú, quando meno, quando nulla, l’immaginazione ec., come l’ha data, sebbene in minor grado, agli odori, che nessuno chiama belli, ma piacevoli.