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352 | pensieri | (1758-1759-1760) |
persone rozze e del volgo. E derivava non solo da poca delicatezza naturale di orecchio o di organi interiori, ma da poca assuefazione dei medesimi e dal non essersi conformati mediante l’esercizio, in modo che quello che naturalmente non è piacevole, o poco, lo divenisse in virtú della disposizione acquisita. Quella persona e il volgo non amano che i suoni forti ec., come tutte le persone e popoli rozzi ec. non amano che i colori vivi e non trovano alcun piacere nei delicati e dolci, che ad essi paiono smorfiosi e svenevoli e da riderne. Vedi la p. 1668, capoverso 1. I piaceri in grandissima parte non sono piaceri, se non in quanto noi ci siamo fatti delle ragioni e delle abitudini, perché lo sieno (21 settembre 1821).
* Applicate il sopraddetto ai piaceri (1759) che recano le altre arti belle e i vari generi di letteratura ec., piaceri de’ quali il volgo non è suscettibile, se non nel piú grosso ec. Ed alle forme umane delicate che non piacciono al volgo e ad altri tali generi e fonti e ragioni di bellezze perfettamente ignote alla moltitudine (21 settembre 1821).
* La piú grande scienza musicale è inutile per dilettare col canto senza una buona voce. Questa può supplire al difetto o scarsezza di quella, ma non già viceversa. Qual è dunque la principale sorgente del piacer musicale? Si suol dire che i bravi compositori di musica non sanno cantare, perché non sovente si combina la disposizione naturale e acquisita degli organi intellettuali con quella degli organi materiali della voce. E cosí il piú perfetto conoscitore e fabbricatore di armonia e di melodia pel canto saprebbe bene eseguire l’armonia e la melodia, ma non perciò recare alcun diletto musicale.
Sogliono molto lodarsi le voci che (1760) si accostano, e questo è uno de’ principali anzi necessari pregi