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(1721-1722-1723) | pensieri | 331 |
di te. Siate dunque prepotenti. Cosí dico dell’impostura (17 settembre 1821).
* Alla p. 1665. Gli effetti che la detta persona provava riguardo ai suoni, li provava ancora riguardo al canto. Egli non era mosso ordinariamente che dalle vocione stentoree e di gran petto, o talvolta da alcune voci particolari che gli si confacevano all’orecchio. La stessa distinzione che ho fatto tra gli effetti dell’armonia e quelli del suono (1722) in quanto suono, bisogna pur farla in quanto al canto, giacché la semplice voce di chi canta è ben diversa da quella di chi parla. E la natura ha dato al canto umano (parlo indipendentemente dall’armonia e modulazione) una maravigliosa forza sull’animo dell’uomo e maggiore di quella del suono (cosí l’avrà data al canto degli uccelli, prima sugli uccelli della stessa specie, poi proporzionatamente sugli altri uccelli ed altre specie analoghe, ed anche su di noi. E viceversa il canto umano fa assai meno effetto sulle bestie che il suono. Tutto ciò è indipendente dall’armonia e convenienza). Infatti la piú bella melodia non commuove eseguita da una vociaccia, per ottimamente eseguita che sia; e viceversa ti sentirai tócco straordinariamente al primo aprir bocca di un cantante di bella voce, soave ec., che eseguisca la melodia piú frivola, la meno espressiva o la piú astrusa ec. e l’eseguisca anche male e stuonando. E l’effetto stesso delle voci che si chiaman belle è relativo e varia secondo i diversi rapporti delle diverse qualità di voci, cogli organi (1723) de’ diversi ascoltanti. Tutto ciò serva di prova che il bello è relativo in ogni cosa, non solo astrattamente, ma anche dopo nata questa tal natura; e che moltissime cose credute e chiamate belle non appartengono al bello, ma alla inclinazione generale o individuale o speciale, alla disposizione degli organi ec., al piacere in quanto piacere, arbitrariamente o conseguentemente