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326 pensieri (1712-1713-1714)

e dalle cose e da Dio,  (1713) non solo non è chimerico, bizzarro, capriccioso, arbitrario, fantastico, ma tale che fa meraviglia come un antico sia potuto giungere all’ultimo fondo dell’astrazione, e vedere sin dove necessariamente conduceva la nostra opinione intorno all’essenza delle cose e nostra, alla natura astratta del bello e brutto, buono e cattivo, vero e falso. Platone scoprí, quello ch’é infatti, che la nostra opinione intorno alle cose, che le tiene indubitabilmente per assolute, che riguarda come assolute le affermazioni e negazioni, non poteva né potrà mai salvarsi se non supponendo delle immagini e delle ragioni di tutto ciò ch’esiste, eterne, necessarie ec. e indipendenti dallo stesso Dio, perché altrimenti: 1o, si dovrà cercare la ragione di Dio, il quale se il bello il buono il vero ec. non è assoluto né necessario, non avrà nessuna ragione di essere, né di esser tale o tale; 2o, posto pur che l’avesse, tutto ciò che noi crediamo assoluto e necessario non avrebbe altra ragione che il voler di Dio;  (1714) e quindi il bello il buono il vero, a cui l’uomo suppone un’essenza astratta, assoluta, indipendente, non sarebbe tale, se non perché Dio volesse, potendo volere altrimenti, e al contrario. Ora, trovate false e insussistenti le idee di Platone, è certissimo che qualunque negazione e affermazione assoluta rovina interamente da se, ed è maraviglioso come abbiamo distrutte quelle senza punto dubitar di queste (16 settembre 1821).


*   Quando l’uomo è in un certo abito di pensare e riflettere, il che avviene perch’egli ha pensato e riflettuto, per qualunque ragione, ogni menomo accidente e sensazione della giornata, anche disparatissime, lo muovono a riflettere. Cessato quest’abito, dirò cosí, attuale, anche senza notabile cagione, come spesso accade (e basta il sonno della notte a distorne l’uomo pel dí seguente), e massime, se per qualunque motivo, s’é contratto un leggero ed effimero abito