Pagina:Zibaldone di pensieri III.djvu/334

320 pensieri (1702-1703-1704)

mersi o meglio esprimersi diversamente. Infinite ancora di queste metafore non ebbero mai altro senso che il presente, eppur sono metafore, cioè con una piccola modificazione si fece che una parola significante una cosa, modificata cosí ne significasse un’altra di qualche rapporto colla prima. Questo è il principal modo in cui son cresciute tutte le lingue. Ora sin tanto che l’etimologie di queste originariamente metafore, ma oggi, o anche da principio, parole effettivamente proprie, si ravvisano e sentono, il che  (1703) accade almeno nella maggior parte delle parole proprie di una lingua, l’idea ch’elle destano è quasi doppia, benché la parola sia proprissima, e di piú esse producono nella mente, non la sola concezione ma l’immagine della cosa, ancorché la piú astratta, essendo anche queste in qualsivoglia lingua, sempre in ultima analisi, espresse con metafore prese dal materiale e sensibile (piú o men vivo ed esprimente e adattato, secondo i caratteri delle lingue e delle nazioni ec.). Per esempio, il nostro costringere, che significa sforzare, serba ancora ben chiara la sua etimologia, e quindi l’immagine materiale da cui questa, che in origine è metafora, derivò ec. ec. Il complesso di tali immagini nella scrittura o nel parlare, massime nella poesia, dove piú si attende all’intero valore di ciascuna parola e con maggior disposizione a concepire e notare le immagini ch’elle contengono ec., questo complesso, dico, forma la bellezza di una lingua e la differente forza ec. sí delle lingue rispettivamente a loro sí dei diversi stili ec. in una stessa lingua. Ma se, per esempio, la cosa espressa da costringere, l’esprimessimo  (1704) con una parola presa da lingua straniera, e la cui origine ed etimologia non si sapesse generalmente, o certo non si sentisse, ella, quando fosse ben intesa, desterebbe bensí l’idea della cosa, ma nessuna immagine, neppur quasi della stessa cosa, benché materiale. Cosí accade in tutte