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(1697-1698-1699) pensieri 317

feziona. Cosí dico delle facoltà intellettuali. La stessa facoltà del pensiero, la stessa facoltà inventiva o perfezionativa in qualunque genere materiale o spirituale, non è che una facoltà d’imitazione, non particolare ma generale. L’uomo imita  (1698) anche inventando, ma in maniera piú larga, cioè imita le invenzioni con altre invenzioni, e non acquista la facoltà inventiva, che par tutto l’opposto della imitativa, se non a forza d’imitazioni, ed imita nel tempo stesso che esercita detta facoltà inventiva ed essa stessa è veramente imitativa. Vedi la p. 1540, fine, e segg. (14 settembre 1821).


*   Alla p. 1605, principio. Da tutto ciò risulta che l’uomo tal quale è in natura non piacerebbe all’uomo d’oggidí né gli parrebbe bello; che l’idee naturali, cioè derivanti dalla natura, circa il bello umano, ch’é pure il meno soggetto a dispareri, discordano sommamente dalle nostre; che massimamente poi la donna, tal quale ell’era bella in natura, e la piú bella che si possa immaginare, non piacerebbe punto all’uomo moderno. Perocché il fondamento della bellezza umana è il vigore, il quale nella natura peccherebbe e dispiacerebbe alle donne moderne per il troppo ma non per il poco. Ma il fondamento della bellezza femminile essendo la delicatezza, questa in natura peccherebbe  (1699) per noi di troppo poco. Ed essendo propria sí dell’uomo che della donna naturale la cosí detta rozzezza, questa sconverrebbe meno, secondo le nostre opinioni, all’uomo che alla donna, perché in questa piú, in quella meno lontana dalle qualità fondamentali della loro bellezza ec. ec. ec.

Del resto che cosa è dunque il buon gusto? Qual tipo ha egli? La natura? Anzi ella ci ha fatti diversissimi da quel che siamo, e quindi datoci diversissimi gusti. E ciò non solo nelle forme umane, ma in ordine a tutti gli oggetti del buon gusto ec. ec. ec. (14 settembre 1821).