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(1602-1603-1604) pensieri 259

nel nostro stato presente, sì diverso dal naturale), ciò non prova che non sieno degenerate. Effettivamente la principal qualità naturale, la principal perfezione materiale voluta e ordinata dalla natura in tutto che vive o vegeta, non è la delicatezza ec. ma il vigore relativo a ciascun genere di esseri. Il vigore è salute (vedi p. 1624), il vigore è potenza, è facoltà di eseguire completamente tutte le convenienti operazioni ec. ec., è facilità di vivere; il vigore insomma è tutto in natura: e la natura non è principalmente e caratteristicamente delicata, ma forte rispettivamente e proporzionatamente alla capacità ec. di ciascuna sua parte (31. agosto-1 settembre 1821). Vedi p. 1606, fine.  (1603)

*    Dalle sopraddette osservazioni risulta un’altra gran prova del come l’idea del bello sia relativa e mutabile, e dipendente non da modello alcuno invariabile, ma dalle assuefazioni che cambiano secondo le circostanze. Oggi l’idea del bello racchiude quasi essenzialmente un’idea di delicatezza. Un robusto villano o villana non paiono certamente belli alle persone di città. Il bello nelle nostre idee esclude affatto il grossolano. Dovunque esso si trova (se ciò non è in una certa misura che mediante lo straordinario e lo stesso sconveniente produca la grazia), non si trova il bello per noi, almeno il bello perfetto. Ora egli è certo che gli uomini primitivi la pensavano ben altrimenti, perchè tutti gli uomini primitivi eran grossolani. Non esisteva allora una di quelle forme che noi chiamiamo belle (ciò si può vedere fra’ selvaggi, i quali non sentono la bellezza meno di noi, benchè non sentano la nostra), e, se avesse esistito, sarebbe stata e chiamata brutta. La delicatezza dunque non entra nell’idea che l’uomo naturale concepisce del bello. Quindi la  (1604) presente idea del bello non è punto naturale, anzi l’opposto. E pur ci pare naturalissima, confondendo il naturale collo spontaneo, giacch’ella è spontanea, per-