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166 pensieri (1447-1448-1449)

le piú si restringono ai soli tempii, massime nelle grandi città, dove i passatempi sono quotidiani e sufficienti per se soli ad occupare.

Pur questa delle feste religiose  (1448) è una bellissima istituzione, come ho detto, ma derivata da’ costumi antichi e da usanze, come ho dimostrato, ben anteriori al Cristianesimo, fra le quali bisogna notare, come piú strettamente analoga alle nostre feste, l’usanza de’ settari de’ diversi filosofi di celebrare ogni anno con conviti ec. la festa genetliaca dell’ὰρχηγὸς della loro setta. Vedi Porfirio, Vita Plotini, c.15. e quivi le mie note. Si sa che i cristiani antichi nelle feste de’ loro eroi ec. si univano pure a banchettare. ec. Del resto, le feste genetliache sí de’ privati ancor viventi, sí, credo, degl’imperatori ec., o morti o vivi ec., erano assai comuni presso gli antichi e lo sono anche oggi, ma son fuori del nostro soggetto (3 agosto 1821). Vedi p. 1605, capoverso 2.


*   È vero che la poesia propria de’ nostri tempi è la sentimentale. Pure un uomo di genio, giunto a una certa età, quando ha il cuor disseccato dall’esperienza e dal sapere, può piú facilmente scriver belle poesie d’immaginazione che di sentimento, perché quella si può in qualche modo comandare, questo no, o molto meno. E se il poeta scrivendo non  (1449) è riscaldato dall’immaginazione, può felicemente fingerlo, aiutandosi della rimembranza di quando lo era, e richiamando, raccogliendo e dipingendo le sue fantasie passate. Non cosí facilmente quanto alla passione. E generalmente io credo che il poeta vecchio sia meglio adattato alla poesia d’immaginazione, che a quella di sentimento proprio, cioè ben diverso dalla filosofia, dal pensiero ec. E di ciò si potrebbero forse recare molti esempi di fatto, antichi e moderni, contro quello che pare a prima vista, perché l’immaginazione è