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(1404-1405-1406) pensieri 141

piú bella una persona snaturatasi e rovinatasi in quei tali modi, che una persona bellissima e foggiata secondo natura. Anzi  (1405) questa parrà loro anche deforme in quelle tali parti ec. Dunque essi provano il senso del bello, come noi nelle cose contrarie; dunque chi ha ragione de’ due? perché dunque si chiamano barbari simili gusti?

Non perché ripugnino assolutamente al bello, ch’essi vi sentono, come noi vi sentiamo il brutto; ma perché ripugnano al naturale. Il bello è convenienza, il brutto sconvenienza. Ora è conveniente che le cose sieno quali son fatte ed abbiano le qualità che loro son proprie: e se la tua natura è questa, tu devi esser cosí e non altrimenti. Quello dunque che ripugna alla natura è sconveniente. Convenienza e sconvenienza, come ognun vede, relativa al modo di essere di ciascuna cosa.

Ma il bello non risulta solo dalla convenienza stabilita dalla natura, anzi può non risultarne (ed ecco i gusti detti cattivi). Risulta perpetuamente e necessariamente ed unicamente dall’opinione dell’uomo, prodotta dall’assuefazione, dall’inclinazione ec. Risulta, dico,  (1406) dalla convenienza, in quanto è giudicata tale dall’uomo (o dal vivente); e quindi bello non è se non ciò che all’uomo par conveniente cioè bello. Cosí è. Fuori della opinione dell’uomo o del vivente non esiste né bello, né brutto, e tolto il vivente, sono tolte affatto dal mondo, non solo le idee ma le qualità stesse di bello e brutto, potendo però restare il buono e cattivo in quanto giovi o noccia agli altri esseri ec.

Siccome però l’unica cosa durevole e universale è la natura sí delle cose che di ciascuna cosa, perciò opinione durevole e universale intorno alla convenienza ed al bello non può essere se non quella che è conforme a detta natura, cioè che giudica conveniente quello che la natura ha fatto e disposto che