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62 pensieri (559-560-561)

quel di piú che risultava dall’assurdità, barbarie, e pregiudizio sommo, dell’esser tutti nelle mani di un solo inteso a danneggiarli. In questo stato tornava meglio o sciorre affatto la società o diminuire, laxare, quell’unità, ch’essendo da principio e in natura il massimo e piú necessario de’ beni sociali, cosí dopo la corruzione è il sommo de’ mali e l’istrumento e sorgente delle piú terribili infelicità.  (560)

Allora fu che i popoli, abbandonando e distruggendo il loro primo, vero e naturale governo, inerente alla vera natura della società, si rivolsero ad altri governi, alle repubbliche ec., divisero i poteri, divisero in certo modo l’unità; ripigliando quella parte di libertà e di uguaglianza che restava loro sotto la primitiva monarchia; andarono anche piú oltre e ne ripigliarono tanta, quanta non era compatibile colla natura e ragione della società. Ed era ben naturale, perché quel monarca assoluto che doveva disporre di quest’altra porzione di libertà ec. non esistendo piú pel comun bene, non doveva piú sussistere, né sussisteva.

Cosí le repubbliche d’ogni qualsivoglia sorta e in ragione e in fatto sono posteriori alla monarchia assoluta e l’idea e l’esistenza della tirannia non è antichissima, ma nella teoria ed effettivamente nella storia precede immediatamente l’idea e l’esistenza degli stati liberi. Giacché l’antichissima e primitiva forma e idea di governo non è altra che quella dell’assoluta monarchia. Osservate la storia greca, osservate la romana (vedi Goguet loc. cit.). Dovunque e sempre la monarchia  (561) precede la libertà e la libertà nasce dalla corrotta monarchia, come dalla libertà anche piú corrotta successivamente e piú cattiva di quello che fosse nel suo primo rinascimento nasce una nuova monarchia: libertà e nuova monarchia tutte due cattive, perché tutte due derivate da cattivo principio. Eccetto che la libertà ed uguaglianza naturale precede la monarchia primitiva o nello stato dell’uomo inso-