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(518-519-520-521) pensieri 39

proprio, e forse no. L’orrore della distruzione, il quale si potrebbe in ultima analisi riportare all’amor proprio, non par che  (519) abbia parte in questo, almeno principalmente. Noi vediamo perire tutto giorno senza ripugnanza o cura d’impedirlo mille cose di cui non facciamo conto (17 gennaio 1821).


*    Alla p. 468. Oltre che nella Salita di Ciro l’autore parla di Senofonte con un tale temperamento di modestia e di amore, col quale chiunque conosca il cuore umano, leggendo la detta opera, riconosce a prima vista che l’uomo non parla né può parlare, se non di se stesso (17 gennaio 1821).  (520)


*   L’intiera filosofia è del tutto inattiva, e un popolo di filosofi perfetti non sarebbe capace di azione. In questo senso io sostengo che la filosofia non ha mai cagionato né potuto cagionare alcuna rivoluzione o movimento o impresa ec. pubblica o privata; anzi ha dovuto per natura sua piuttosto sopprimerli, come fra i romani, i greci ec. Ma la mezza filosofia è compatibile coll’azione, anzi può cagionarla. Cosí la filosofia avrà potuto cagionare o immediatamente o mediatamente la rivoluzione di Francia, di Spagna ec., perché la moltitudine e il comune degli uomini anche istruiti non è stato né in Francia né altrove mai perfettamente filosofo, ma solo a mezzo. Ora la mezza filosofia è madre di errori ed errore essa stessa; non è pura verità né ragione, la quale non potrebbe cagionar movimento. E questi errori semifilosofici possono esser vitali, massime sostituiti ad altri errori per loro particolar natura mortificanti, come quelli derivati da un’ignoranza barbarica e diversa dalla naturale, anzi contrari ai dettami ed alle  (521) credenze della natura o primitiva o ridotta a stato sociale ec. Cosí gli errori della mezza filosofia possono