l’orecchio rozzo il considerare due vocali unite come una sillaba sola e proprio di un certo raffinamento e delicatezza il distinguerla in due sillabe); perché, secondo essa opinione, docui e docuit anticamente furono dissillabi. Restano la prima e la quarta congiugazione, dove amavi ed amavit, audivi ed audivit sono trisillabi. Ora della quarta congiugazione io penso che il perfetto primitivo fosse in ii, cioè audii e audiit, perfetto che ancora dura ed è ancora comune a tutti o quasi tutti i verbi regolari d’essa congiugazione, a molti de’ quali manca il perfetto in ivi, come a sentire che fa sensi. Audii ed audiit (che troverete spessissimo scritti all’antica audi ed audit, come altre tali i che ora si scrivono doppi) erano, secondo quello che ho detto, dissillabi. La lettera v, io penso che fosse frapposta posteriormente alle due i di detto perfetto per piú dolcezza. E (1126) tanto sono lungi dal credere che la desinenza in ivi di quel perfetto fosse primitiva, che anzi stimo che anche la desinenza antichissima del perfetto indicativo della prima congiugazione non fosse avi, ma ai, né si dicesse amavi, ma amai, dissillabo secondo il sopraddetto. Nel che mi conferma per una parte l’esempio dell’italiano che dice appunto amai (e richiamate in questo proposito quello che ho detto p. 1124, mezzo), (come anche udii) e del francese che dice j’aimai; per l’altra parte, e molto piú, l’esser nota fra gli eruditi la non grande antichità della lettera v, consonne que l’ancien Orient n’a jamais connu (Villefroy, Lettres à ses Élèves pour servir d’introduction à l’intelligence des divines Écritures: lettre 6, à Paris 1751, t. I, p. 167). Vedi p. 2069, principio. E lasciando gli argomenti che si adducono a dimostrare la maggiore antichità de’ popoli orientali rispetto agli occidentali e la derivazione di questi e delle loro lingue da quelli, osserverò solamente che la detta lettera manca alla lingua greca, colla quale la latina ha certo comune l’ori-