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pensieri |
(486-487-488) |
ed ha tanto maggior forza quanto ciascun individuo è piú vicino alla natura. I fanciulli non lo possono frenare in nessun modo, tanto che per amore, per preghiere o per forza d’importunità, (487) non comunichino ai circostanti, o a quelli ch’essi vanno a cercare a posta, quei piaceri, quei dispiaceri, insomma quelle sensazioni notabili e per loro alquanto straordinarie, che hanno sperimentato o sperimentano; come udendo una buona o cattiva musica, o suono o canto di qualunque sorta, che li colpisca; vedendo qualunque oggetto che faccia loro impressione ec., e tanto in bene quanto in male. Gli uomini poi piú rozzi e ignoranti e incólti, e generalmente il volgo, non si può tenere che in simili circostanze non gridi al vicino, vedi vedi, senti senti. E questa esclamazione è cosí naturale che anche in una gran moltitudine presente allo stesso spettacolo ec. tutti o moltissimi esclameranno lo stesso, senza o essere ascoltati da nessuno in particolare o anche curarsi precisamente di farsi udire da questo o da quello. Ma nessuno si può tenere dall’esclamare in quel modo, dando evidente indizio della inclinazione naturale che li porta al desiderio e voglia di partecipare. E osservate che questa esclamazione si pronunzia bene spesso anche (488) nella solitudine e senza nessuno uditore, quando l’uomo provi simili sensazioni in tal circostanza: e noi diciamo vedi e senti quando anche non c’é chi possa vedere o sentire, e cerchiamo cosí in tutti i modi di soddisfare illusoriamente una voglia che non può essere soddisfatta realmente. E sebben questo accade tanto piú quanto l’individuo tiene del primitivo, e tanto piú frequentemente quanto piú spesso egli è suscettibile di maravigliarsi o di provar sensazioni forti e vive; contuttociò è frequentissimo anche negli uomini piú cólti ec., e basterebbe fare attenzione per vedere quanto spesso ci avvenga nella giornata senza che noi ce ne accorgiamo. Ci avvenga, dico, o in solitudine e fra